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I primi 45 anni del Meeting di Rimini

Domenica 25 agosto 2024 si è conclusa la 45ª edizione del Meeting di Rimini, un evento unico nel panorama culturale italiano, e non solo. È il 1980 quando un gruppo di amici, accomunati dall’esperienza cristiana, decide di creare un luogo dove poter incontrare e condividere ciò che di più bello e buono esiste nella cultura del loro tempo.

Immagine pubblicata sul sito Meetingrimini.org

Così nasce il Meeting per l’amicizia fra i popoli: un incontro tra persone di fedi e culture diverse, un luogo dove si costruisce amicizia, pace e convivenza tra i popoli. Fin dall’inizio, il Meeting ha scommesso sul desiderio e la passione insiti nel cuore di ogni uomo: il desiderio di bellezza, verità e giustizia, che don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, definiva “esperienza elementare”, terreno comune per l’incontro e il dialogo.

La prima edizione si svolse alla vecchia Fiera di Rimini dal 23 al 31 agosto 1980. Il contesto storico era tutt’altro che sereno: il mondo era diviso tra due blocchi contrapposti, l’Est e l’Ovest, e i primi mesi del 1980 furono segnati da eventi drammatici.

Negli Stati Uniti, il presidente Jimmy Carter annunciava il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca come protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. In Unione Sovietica, Andrei Sacharov veniva esiliato a Gor’kij. A San Salvador, l’arcivescovo Óscar Romero veniva assassinato. In Iran, un tentativo di liberare gli ostaggi americani a Teheran falliva tragicamente. In Jugoslavia, la morte del maresciallo Tito segnava l’inizio della disgregazione del Paese. Nello stesso anno, nasceva la CNN ad Atlanta, la prima rete di notizie 24 ore su 24, mentre le Olimpiadi di Mosca si aprivano con il boicottaggio di 65 nazioni.

In Italia, il clima era altrettanto teso. A Palermo, Cosa Nostra assassinava Piersanti Mattarella, presidente democristiano della Regione Siciliana, che cercava di collaborare con il PCI. A Roma, Vittorio Bachelet, vicepresidente del CSM, veniva ucciso dalle Brigate Rosse, così come Guido Galli, giudice milanese, vittima dei terroristi di Prima Linea. A Milano, il giornalista Walter Tobagi veniva assassinato da un commando terroristico. Il 27 giugno, avveniva la strage di Ustica, dove un aereo di linea scompariva dai radar, provocando la morte di 81 persone. Poco più di un mese dopo, il 2 agosto, una bomba esplodeva nella stazione di Bologna, uccidendo 85 persone e ferendone 203, in quella che sarà ricordata come la strage di Bologna.

Eppure, nonostante questo clima di tensione e violenza, il 23 agosto 1980 prendeva il via la prima edizione del Meeting di Rimini, intitolata “La pace e i diritti dell’uomo”. L’inaugurazione vide la partecipazione di autorità locali e nazionali, nonché di figure di spicco della cultura e del giornalismo.

Da quel giorno, il Meeting di Rimini è diventato un appuntamento immancabile per i protagonisti della cultura, dell’arte, della scienza e della politica, sia italiani che internazionali. È impossibile citare tutte le personalità che il Meeting ha ospitato. Tra quelle più illustri ricordiamo Papa Giovanni Paolo II, il futuro Papa Benedetto XVI, e i Presidenti della Repubblica Italiana Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.

A questo punto del mio racconto, credo sia evidente che non sono imparziale nel descrivervi il Meeting. Lo confesso: anch’io faccio parte di quell’esperienza che ha dato origine all’evento, e dal 1986 quasi ogni anno ho partecipato di persona. Ho saltato qualche edizione per il servizio militare e per gli impegni familiari, e le edizioni del 2020 e 2021 a causa della pandemia. Ma, a parte queste eccezioni, il Meeting è sempre stato un appuntamento fisso per me.

I libri del Meeting cartacei, prima dell’avvento del digitale.

L’edizione del 2024, la 45ª, ha avuto come titolo una frase tratta dal romanzo “Il Passeggero” di Cormac McCarthy: “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”. È stata l’edizione della maturità: 140 convegni, 450 relatori (di cui 100 provenienti dall’estero), 16 mostre e 18 spettacoli, che hanno registrato quasi sempre il tutto esaurito. Il Villaggio Ragazzi e la Cittadella dello Sport hanno attirato decine di migliaia di bambini e ragazzi. Le dirette di 80 convegni sono state rilanciate quasi 300 volte dalle principali testate giornalistiche italiane, con un impatto mediatico sensibilmente maggiore rispetto all’anno scorso.

I temi trattati sono stati numerosi, con un’attenzione particolare alla pace, al dialogo interreligioso, ai social media e all’intelligenza artificiale. Tra i molti eventi, ne voglio segnalare alcuni che mi hanno colpito particolarmente.

Il Meeting si è aperto il 20 agosto con un incontro dal titolo “Una presenza per la pace”, moderato da Bernhard Scholz, con ospite il Cardinale Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Il Cardinale ha parlato della sua esperienza di dialogo interreligioso a Gerusalemme, sottolineando l’importanza dell’incontro con l’altro e del vivere la propria fede in un contesto multireligioso.

Un altro incontro significativo è stato quello con Adrien Candiard, membro dell’Istituto Dominicano di Studi Orientali, sul tema “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”. Candiard ha sottolineato che l’essenziale su cui dobbiamo concentrarci è Gesù Cristo e ha invitato a permettere a Cristo di parlare all’uomo, evidenziando l’importanza di vivere la fede come una continua ricerca dell’essenziale, piuttosto che come un possesso statico.

Infine, segnalo due incontri dedicati ai social media e all’intelligenza artificiale. Il primo, “Social e intelligenza artificiale: non serve lo schermo per crescere smart”, ha esplorato l’impatto della tecnologia digitale sulla vita dei giovani, sottolineando i rischi legati all’uso eccessivo degli schermi e la necessità di un’educazione digitale consapevole.

Il secondo incontro, “L’essenza dell’intelligenza artificiale. Strumento o limite per la libertà?”, con Paolo Benanti, ha affrontato le sfide etiche e culturali poste dall’intelligenza artificiale, sottolineando l’importanza di mantenere un controllo umano su questi strumenti per garantire la libertà e la dignità dell’uomo.

Spero di avervi trasmesso almeno un po’ della curiosità che provo per questo evento straordinario. Il Meeting di Rimini è difficile da descrivere a parole, ma facile da vivere. Vi consiglio di segnare in agenda le date della prossima edizione: dal 22 al 27 agosto 2025, con il titolo tratto dai Cori da “La Rocca” di Thomas Stearns Eliot: “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”.

Prima di chiudere, un pensiero speciale va ai veri protagonisti del Meeting: i volontari. Ogni anno, migliaia di persone arrivano a Rimini dall’Italia e dal mondo intero, pagandosi viaggio e alloggio, per organizzare, allestire, gestire e poi smontare il Meeting. La loro gratuità è una testimonianza vivente del valore della solidarietà e della bellezza di uomini e donne che si spendono gratuitamente per fare esperienza della verità e renderle testimonianza.

Spero di incontrarvi al prossimo Meeting di Rimini. Se mi riconoscerete tra gli stand della Fiera, fermatemi: ci berremo qualcosa di fresco e faremo quattro chiacchiere. E parleremo del Meeting, certamente!

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Il Meeting di Rimini: non solo un evento, ma un’esperienza di vita

A prima vista, il Meeting di Rimini potrebbe sembrare soltanto un altro appuntamento nel fitto calendario di manifestazioni che accompagnano l’estate degli italiani, ma osservando attentamente, si capisce che è un microcosmo di universi in divenire, dove quattro pilastri sostengono una struttura imponente, fatta di umanità e di cultura, di desiderio e di amicizia.

Il primo pilastro è forgiato dall’entusiasmo e dal sacrificio dei volontari. Oltre 3.000 quest’anno, più della metà al di sotto dei trent’anni: senza di loro, il Meeting sarebbe come un libro senza parole, una tela senza colore, semplicemente non esisterebbe.

Il secondo pilastro è l’attrattiva generata dell’evento. Da oltre quarant’anni, il Meeting è un luogo, forse unico al mondo, dove si possono incontrare e ascoltare personalità del pensiero, della politica, delle religioni, della scienza e dell’arte. Un piccolo Pantheon vivente in riva all’Adriatico. 

Ricordo solo alcuni dei personaggi che ho avuto l’onore e il piacere di incontrare al Meeting: Izzeldin Abuelaish presente all’edizione del  2012. Conosciuto come “the Gaza Doctor” è un medico palestinese che ha dedicato la sua vita alla pace nel conflitto tra Israele e Palestina. Nato e cresciuto nel campo profughi di Jabalia nella Striscia di Gaza, il dott. Abuelaish ha superato molte difficoltà personali, incluse la povertà e la violenza, fino a diventare uno dei più convinti, amati e importanti ricercatori, educatori e relatori pubblici sulla pace e lo sviluppo nel Medio Oriente. La sua dottrina personale è che l’odio non è una risposta alla guerra. Piuttosto, aperte le comunicazioni, comprensione e compassione sono gli strumenti per costruire un ponte tra gli interessi Israeliani e Palestinesi. Bill Congdon, straordinario pittore statunitense, intervenuto al Meeting nel 1992.  Lo scienziato del linguaggio Noam Chomsky  ospite nel 2015. Staffan de Mistura che ha partecipato a sette edizioni del Meeting. Il Vescovo Javier Rodriguez Echevarrìa al Meeting nel 2014. Sempre al Meeting ho conosciuto il filosofo Fabrice Hadjadj che vanta sette presenze e che incanta con le sue riflessioni la platea che ha di fronte. E come non ricordare il grandissimo educatore Franco Nembrini presente a quindici edizioni del Meeting, l’astronauta Paolo Nespoli intervenuto a due Meeting, il fotografo Chris Niedenthal che nel 2010 ci ha mostrato le foto scattate a Danzica nel 1980. Indelebili i ricordi sia della testimonianza di suor Rosemary Nyirumbe nel 2017 sia le cinque partecipazioni di Mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme. Lo scrittore Chaim Potok partecipò all’edizione del 1999 intervistato da Luca Doninelli mentre Eric – Emmanuel SchMitt a quella del 2022. Termino questo brevissimo elenco di personaggi che mi sono rimasti impressi, tra le migliaia di ospiti che ha avuto sin qui il Meeting, ricordando due persone eccezionali: il giornalista irlandese John Waters e la scrittrice argentina Veronica Cantero Burroni la cui commovente testimonianza rimarrà per sempre impressa nella mia mente.

Il terzo pilastro, la libertà, è intimamente legato al secondo, l’attrattiva. È proprio questa libertà che dona vitalità e universalità al Meeting, trasformandolo in un palcoscenico aperto dove idee di ogni sorta possono incontrarsi, dialogare e farsi conoscere al vasto pubblico. Al Meeting, l’aria è impregnata di una sorta di libertà raramente avvertibile nei luoghi della nostra vita di tutti i giorni.

In conclusione, il quarto pilastro agisce come sintesi dei primi tre, e trova la sua essenza nella gratuità. Quest’ultima incarna il valore più autentico dell’intera manifestazione: l’arte di donare senza attendersi nulla in ritorno. Gli organizzatori del Meeting, i volontari, i partecipanti tutti frequentano il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli mossi dal desiderio di compimento della propria vita che, durante la preparazione del Meeting e durante il suo svolgimento, vedono realizzarsi.

In un contesto culturale profondamente mutato dal suo inizio, il Meeting di Rimini non ha perso il suo richiamo universale. Ogni anno, attira una folla eterogenea composta da giovani, famiglie, donne e uomini che decidono di trascorrere parte delle loro ferie o del loro tempo libero in questo contesto vivace. Tra mostre d’arte, dibattiti intellettuali, banchetti gastronomici, angoli dedicati ai libri e agli autori, e spazi in cui i più giovani possono sfidarsi in giochi di calcio e basket, il Meeting offre una varietà d’esperienze. Nel Villaggio Ragazzi, infine, i più piccoli scoprono il piacere dell’apprendimento creativo, dall’arte alla scrittura, in compagnia di adulti appassionati.

Mi rendo conto quanto possa essere complesso descrivere l’essenza del Meeting a chi non ha mai avuto l’opportunità di parteciparvi, neppure per qualche ora. Tuttavia, permettetemi di offrirvi un breve riassunto delle esperienze che mi hanno particolarmente impressionato nell’ultima edizione. Una conferenza entusiasmante intitolata “Il potere degli algoritmi – L’uomo e la sfida dell’intelligenza artificiale” ha visto come protagonisti Paolo Benanti e Nello Cristianini. Contrariamente all’apparenza, l’argomento della seconda conferenza che desidero menzionare, “L’appiattimento del mondo e la domanda di verità” con Adrien Candiard e Olivier Roy, era collegato in modo sottile alla prima. La terza discussione interessante ha avuto luogo tra Giuseppe Pezzini e Don Paolo Prosperi, che hanno esplorato “La missione di Frodo: individuo e compagnia nel Signore degli Anelli“, a cinquant’anni dalla scomparsa di Tolkien. Inoltre, non posso omettere l’emozionante momento durante l’incontro “Aldo Moro, I giovani e noi: un’amicizia viva“, con partecipanti come Saverio Allevato, Agostino Giovagnoli, Angelo Picariello, Salvatore Taormina e Agnese Moro. La figlia del defunto statista ha toccato il cuore dell’auditorio con le sue memorie sull’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza vissute con suo padre, ucciso quando lei aveva solo venticinque anni.

Oltre ai dibattiti, ho avuto modo di visitare diverse mostre interessanti. Tra queste, vorrei sottolineare “Azer, l’Impronta di Dio. Un monastero nel cuore della Siria” e “Il Medico del Popolo. Vita e opera di José Gregorio Hernandez“. La prima offre una visione di speranza per la tormentata regione del Medio Oriente, mentre la seconda mi ha fatto scoprire la vita di un medico ora beatificato, che mi era completamente sconosciuto. Le mostre curate dal Meeting hanno quasi sempre questa caratteristica: suscitare curiosità, stimolare l’immaginazione, aprire il cuore verso nuovi orizzonti, rinsaldare la fiducia nell’opera di un Altro che ti sostiene e ti accompagna nelle fatiche quotidiane.

Per chi non ha mai frequentato il Meeting, parlarne è quasi come descrivere un colore a un non vedente. Questo evento è un’esperienza più che un semplice luogo di incontro. È una celebrazione dell’umano, un viaggio attraverso quel desiderio inesauribile di bellezza, serenità e pace che, credo, alberghi in ognuno di noi. E a volte, tutto ciò che ci serve è una giornata a Rimini per capirlo.

Così, quando il sipario si chiude e la luce si attenua, il Meeting di Rimini non finisce, ma continua a vivere nei cuori di coloro che l’hanno vissuto, come un’eco lunga e profonda. E se non ci siete mai stati, magari l’anno prossimo potrebbe essere la vostra occasione.

La 45° edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli si terrà dal 20 al 25 agosto 2024 nella Fiera di Rimini con il titolo, tratto dal romanzo “Il passeggero” del romanziere statunitense Cormac McCarthy, recentemente scomparso: “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”

Una domanda per tutti.