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Lo scrittore artigiano

Parliamo di Marketing

Una delle cose importanti di cui si deve occupare uno scrittore che autopubblica i propri romanzi è il marketing (nel mio caso la promozione a scopo di vendita dei libri pubblicati). Dico subito che purtroppo è un mondo, quello del marketing, pieno zeppo di anglicismi, anche se esistono le corrispondenti parole di lingua italiana e quindi anch’io in questo post sarò costretto in parte ad utilizzarli, con un certo dispiacere.

Oggigiorno non si contano sia i corsi, gratuiti o a pagamento, on-line o in aula, che ti insegnano le regole basi del marketing sia le società di consulenza editoriale che, a partire da qualche centinaio di euro in su, si propongono per la gestione della promozione dei tuoi romanzi.

Personalmente, sino ad ora, dopo essermi documentato su manuali e aver seguito diversi corsi on-line e in aula, ho sempre scelto la via “autarchica” e ho gestito in proprio anche questo lavoro che non è affatto da sottovalutare perché, come diceva un vecchio saggio:

bisogna saper fare, fare e far sapere.

Tutti e tre i passaggi sono fondamentali, e valgono per qualsiasi aspetto della vita: sia che si scelga un nuovo lavoro, che ci si metta in testa di scrivere un libro, che si voglia cambiare vita!

Ma torniamo in argomento: sarebbe facile pensare che il marketing per un autore pubblicato da casa editrice dovrebbe essere a carico di quest’ultima, ma non è così, credetemi. La promozione di un libro riguarda ogni autore.

A parte forse le prime 10 case editrici italiane, tutte le altre (circa 1.800 quelle attive nel 2020) non hanno i mezzi economici per supportare lo scrittore nella promozione del proprio libro e quindi di fatto è lo stesso autore che si deve ingegnare a far circolare il volume appena faticosamente dato alla luce.

Tenete conto che, come scritto nell’ultima relazione sullo stato dell’editoria in Italia, reperibile sul sito dell’ AIE – Associazione Italiana Editori, nel 2020 complessivamente, le novità pubblicate sono state 73.675:  vale a dire 201,8 nuovi libri pubblicati ogni giorno, sabato e domenica compresi. E in questo numero non è calcolato il libro che ho auto-pubblicato nel 2020, in quanto non passa dal canale “editoria tradizionale”. 

Quasi sempre, sentirete parlare del libro come di un “prodotto” e quindi ne consegue che, come tale, valgono anche per lui le regole comuni del marketing. Sono d’accordo in parte.

Il libro è un prodotto perché è fatto di carta, colla e inchiostro e questi sono assolutamente componenti fisici e chimici che si riscontrano in altri prodotti dell’industria, non c’è dubbio.

Ma il libro porta con sé anche qualcosa d’altro: idee, pensieri, sentimenti, odori, profumi, crea attese, speranze, illusioni, apre i cuori, può dilatarli fino a far sembrare di poter toccare l’infinito con un dito o può costringere il respiro e tenerlo sospeso sino allo spasimo… insomma, avete capito, tutti questi componenti “immateriali” difficilmente si trovano riuniti insieme in un altro prodotto industriale. 

Quindi possiamo dire che il libro è un prodotto unico, creato dall’essere umano al culmine della propria capacità tecnico-creativa, avvenuta quando il primo scrittore ha inciso su una tavoletta di creta o su un papiro, o su una roccia, il suo primo racconto, magari per suo figlio, o per suo nipote, o semplicemente perché voleva farlo leggere a qualcuno dopo di lui.

Come si fa il marketing di un prodotto così complesso?  

Beh, per prima cosa le sacre regole ti dicono che oggi lo scrittore deve per forza avere un sito internet, una vetrina dove mettere in mostra i prodotti (libri).

Poi viene la comunicazione, sempre importante quando si parla di marketing: dal tuo sito devi con frequenza stabile inviare newsletter ai tuoi followers (scrivere qualcosa a chi ti ha lasciato il proprio indirizzo mail, previa accettazione del consenso privacy). Questo farebbe sentire i possibili acquirenti dei tuoi libri coccolati, legati a te da un flusso costante di comunicazione e quindi propensi, in teoria, ad acquistare le tue pubblicazioni presenti e future.

Quindi bisogna inseguire il mare magnum dei social: è impossibile oggi fare marketing senza frequentare i più seguiti canali social e quindi ciò che pubblichi sul tuo sito lo devi linkare (trasferire) sui social che hai deciso di frequentare.

Oltre alle newsletter ci sono i messaggi video, le video interviste, le dirette streaming (via Internet) a fiere, incontri e convegni che potresti/dovresti frequentare per cercare di parlare della tua ultima pubblicazione.

Ultimi nati: i canali blog digitali che parlano di libri, molto seguiti dai giovanissimi che producono recensioni a ritmo serrato. In questo caso però il risultato dipende molto dal genere di libro che hai scritto.

Infine, ci sono i canali tradizionali: la “vecchia” carta stampata, locale o meglio ancora nazionale, sulla quale potresti farti fare una recensione all’ultimo nato e la televisione, locale e nazionale. 

Il passaggio di un libro in TV ha senz’altro il vantaggio che in pochi minuti viene visto da centinaia di migliaia di persone e facendo un banale calcolo, il tasso di redemption (le vendite in percentuale rispetto a quanti hanno visto l’intervista) è sicuramente tra i più vantaggiosi rispetto a tutti gli altri canali sopra descritti.

Non vado oltre, ma è chiaro che non c’è limite alla fantasia e al marketing e qualsiasi cosa può diventare fonte di marketing di un libro. Anche l’etichetta di una bottiglia di vino. 

Ma basta tutto questo per fare il successo di un prodotto come quello di cui stiamo parlando?

Quando possiamo dire che un libro ha avuto successo?

A questa domanda non do la mia risposta, perché mi sono accorto di aver violato due delle prime regole di marketing relative alla scrittura di un post: la brevità e la sinteticità.

Ma, forse lo avete intuito, seguo il marketing a modo mio e credo che questo post sia della lunghezza giusta, tenuto conto di quello che volevo raccontarvi.

Fatemi sapere cosa ne pensate. La prossima volta vi racconto le tecniche di promozione che ho pensato, sviluppato e realizzato sino ad ora per i miei libri.

Age quod agis. 

Quel che fai, fallo bene. 

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Lo scrittore artigiano

Come si fa a scrivere un romanzo?

Spesso, quando incontro qualcuno che non conosce la mia attività di scrittore, mi viene posta la stessa domanda: come si fa a scrivere un romanzo? Quando lo scrivi?

Raramente mi viene chiesto perché sento il desiderio di scriverlo.  

Prendo spunto dalle prime due domande e da alcune interviste a scrittori più o meno noti, pubblicate nel blog Sul romanzo.it che leggo sempre con molto interesse, per cercare di soddisfare tale curiosità.

Al termine delle considerazioni dei colleghi sul medesimo argomento, sotto riportate, potrete leggere le mie riflessioni.

Un’ultima nota: trovate l’intervista integrale cliccando sul collegamento con il nome dello scrittore.  

Intervista a Massimo Carlotto

Considerando la complessità della storia, m’interesserebbe conoscere il suo metodo di scrittura: si fa degli schemi, delinea prima la trama, oppure scrive in maniera istintiva?

“Arrivo al momento della scrittura con qualche quaderno pieno di appunti e una trama blindata, con i colpi di scena ben scadenzati. Partendo dai fatti reali ho iniziato a costruire i personaggi e poi a farli muovere all’interno della storia. Il mio amico Lucarelli dice sempre che parte da un’idea e poi costruisce la storia senza sapere come andrà a finire, io non amo le sorprese e ho bisogno di sapere tutto prima.”

Intervista a Maurizio De Giovanni

Cos’è raccontare una storia per Maurizio De Giovanni?

“Lo scrittore è come un autista di autobus. I lettori ci salgono e lui li guida, a volte si incontra un bel panorama e allora si fa una sosta, ma non bisogna mai deviare dalla strada principale.”

Intervista a Fabio Genovesi

I suoi romanzi sono sempre in parte autobiografici, e in questo caso il protagonista si chiama Fabio e si trova in un luogo simile a quello dove è stato lei. Quanto è scoperto il gioco?

“Stavolta tanto. Penso che si debba scrivere di quello che si conosce, sono contrario alle scuole di scrittura perché penso che non possa insegnare qualcosa che non sai fare bene nemmeno tu. Non esiste “un” modo di scrivere, perché ogni storia va raccontata in modo diverso. È come parlare del modo migliore per crescere un figlio: non esiste, perché dipende da troppi fattori.”

Intervista a Paolo Roversi

Quanto peso hanno avuto le regole nella stesura del romanzo?

“Per me le regole hanno un ruolo fondamentale e me le impongo per scrivere: considero i tempi, i momenti, poi scrivo le scalette e le sinossi di ogni capitolo. Un thriller va dosato, i capitoli devono avere più o meno la stessa lunghezza. Ci sono regole da rispettare che non sono limitanti, ma che rappresentano spesso una sfida.”

Intervista a Cristina Fantini

Qual è stata la difficoltà maggiore che ha incontrato nel dare voce a personaggi vissuti in un’epoca così lontana da noi nel tempo?

“Un autore, quando scrive, è come se si distaccasse dalla realtà per vivere in prima persona la vicenda che sta narrando nel romanzo. La difficoltà non è stata quella di dar voce ai personaggi ma di scegliere IL PERSONAGGIO in cui identificarmi per osservare il mondo fittizio della storia narrata attraverso i suoi occhi. Come diceva Edward Morgan Forster, un personaggio è reale quando il romanziere sa tutto di lui.”

Intervista a Lara Prescott

Il suo è un romanzo complesso, che racconta più storie in tempi e luoghi diversi. Come si è organizzata? Lo ha scritto nell’ordine in cui lo leggiamo oggi oppure ha portato a termine le storie separatamente?

“In effetti io non l’ho scritto così come appare nella sua forma definitiva. Ho iniziato con il capitolo iniziale dedicato alle dattilografe, poi ho introdotto la voce di Olga e quindi mi sono dedicata alle altre storie. Di solito scrivevo una cinquantina di pagine relative a un personaggio e poi passavo a quello successivo, ma è stato soltanto nella fase di revisione finale che ho deciso come collocare le varie fasi della storia, fino ad arrivare all’aspetto definitivo del romanzo.

Posso aggiungere che ho seguito anche un metodo di lavoro molto fisico: avevo una lavagna bianca su cui caricavo e spostavo in continuazione i post-it con i nomi dei personaggi e le loro scene rispetto alla linea del tempo che avevo collocato in basso, in modo che poi potessero collimare eventi inventati ed eventi storici. È stato un lavoro piuttosto complesso, in effetti.”

Intervista a Jay Kristoff

La prima curiosità che mi è venuta leggendo il primo volume della saga è stata questa: quanto tempo ha impiegato a immaginare un mondo tanto complesso, fitto anche di rimandi a note e spiegazioni di tipo storico-scientifico?

“È stato un processo in divenire. Tendo a non avere un’idea fissa e ben precisa di tutto all’inizio, per cui anche la costruzione del mondo è avvenuta a poco a poco, nel corso dei quattro anni che ho impiegato a scrivere questa trilogia. In principio non avevo un’idea completa di tutto, ma solo della struttura di partenza del mondo e dei personaggi principali da collocarvi, il resto è venuto spontaneamente col tempo.”

Intervista a Dinah-Jefferies

Com’è nata l’idea del romanzo? 

“È difficile dire quando sia nata l’idea del romanzo. Si è sviluppata poco alla volta, come un mosaico. Un’idea ne ha generato un’altra finché sono arrivate le basi della narrazione. Ho saputo sin da principio di voler scrivere una storia il cui cuore fosse un mistero, ma non sapevo quale mistero. Certe volte tutto quello che serve è un seme o un indizio, e così una notte mi sono svegliata alle tre del mattino con un’immagine in testa. Nel sogno, avevo visto una carrozzina vuota, in giardino, sotto l’albero. Questo è stato il primo indizio. Ho saputo così che il mistero avrebbe riguardato un bambino scomparso dal suo passeggino. Nessuno sapeva dove fosse finito o chi lo avesse preso. Una situazione terribile.” 

Intervista a Marco Missiroli

L’atto della scrittura può essere ritenuto esso stesso il tradimento di un’idea, di una verità che mai si riesce a raggiungere?

“No, scrivere, la scrittura è l’atto di avvicinamento alla fedeltà – se fatta davvero nel miglior modo possibile – verso noi stessi più grande che ci sia, secondo me. A parte il discorso della filiazione, ma questo lo lascerei da parte. Tentare la narrazione, tentare di riprodurre la realtà, tentare d’inventare una nuova realtà, tentare di descrivere ciò che è la realtà attraverso la scrittura è un atto di fedeltà profondissima o comunque un avvicinamento alla fedeltà profondissimo rispetto al contesto esterno. Quindi direi che è chiaro che molto spesso, quasi sempre, la scrittura non si avvicina mai all’idea iniziale, e si potrebbe pensare a un tradimento di ciò che volevi scrivere, ma è proprio lì l’atto di fedeltà: lasciare la strada maestra che ci si era prefissati e la premeditazione, e rispettare la fedeltà dell’azione anche se ci porta da un’altra parte. Anzi, molto meglio se ci porta da un’altra parte.”

Intervista a Loredana Lipperini

Ha abitudini particolari per scrivere? 

“Mi piacerebbe avere un tempo lento per la scrittura, invece ne ho uno rubato, fatto di taccuini con appunti che poi diventano un’idea da sviluppare. Scrivo di getto, in modo selvaggio. Poi riscrivo fino a cinque, sei volte. Nel caso dei romanzi, impiego anni. La riscrittura avviene lentamente, soppeso ogni virgola e ogni singola frase.

Se non dovessi rubare il tempo ad altri impegni per scrivere, allora il mio posto ideale è nelle Marche, dove ho una casetta che considero perfetta per la scrittura. Quando ho il privilegio di andarci, il più delle volte è d’estate e, mentre guardo le montagne, cominciano a prendere forma le idee e i personaggi che poi diventano racconti e romanzi.”

Ed ecco il mio punto di vista personale: come si fa a scrivere un romanzo? Esiste una tecnica per scrivere? Servono le scuole di scrittura? 

Come avete letto, dieci scrittori hanno dato dieci risposte differenti. In linea di principio, non ho mai conosciuto una persona che nasca scrittore. Oltre ad una certa predisposizione che può dipendere da diversi fattori, scrittori per quanto mi riguarda si diventa scrivendo una pagina dopo l’altra, scontrandosi con la fatica fisica di stare seduti per ore davanti ad una tastiera a mettere nero su bianco, parola dopo parola, un’idea, un concetto, una provocazione o un’emozione.

Certo vi sono diversi livelli di scrittura e vi sono diversi tipi di scrittori, così come esistono diversi tipi di lettori.

Certo, frequentare un corso di scrittura creativa o una scuola di scrittura può servire, specialmente all’inizio, per dare al proprio lavoro un’impostazione di base, evitando quel navigare a vista che fa perdere tempo e alla lunga può demotivare il neo-scrittore. Io stesso ne ho frequentate all’inizio della mia attività di scrittore.

Ma un racconto, un romanzo, nascono nella mente dello scrittore poco alla volta, giorno dopo giorno, in diversi momenti di una giornata o di una notte e molto spesso l’inizio di una storia non significa che abbia già un finale chiaro nella testa dello scrittore.

Almeno a me capita spesso così.

Esplorare l’antro creativo dello scrittore per scandagliare il quid che genera la trama iniziale di un romanzo, il punto alfa di una storia, è praticamente impossibile e comunque se uno scrittore sapesse anche minimamente spiegare quel segreto, molto probabilmente non ve lo rivelerebbe.   

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Lo scrittore artigiano

Perché questo sito?

Perché questo nuovo sito?

Perché dopo una decina d’anni di attività più o meno continuativa sul web attraverso i canali social tradizionali (Facebook, Twitter e YouTube utilizzati a sostegno e supporto del primo blog Aldebaran) e 6 romanzi auto-pubblicati, ho sentito l’esigenza di aggiornare il modo di presentare il mio “secondo” lavoro, quello artistico – (ri)creativo.

In questo sito, che ha per dominio il mio nome e cognome, troverete raccolta, d’ora in avanti, la mia produzione letteraria (nuovi post, nuovi articoli, nuovi video), il catalogo aggiornato di tutte le mie pubblicazioni e potrete ricevere, previa registrazione alla mailing list, le ultime notizie riguardanti l’attività di formazione che partirà, sperando di rispettare la tempistica che mi sono dato, nel prossimo autunno.

Una cosa desidero evidenziare.

Tutto quello che troverete pubblicato su questo sito è stato creato/prodotto dal sottoscritto. Mi definisco uno scrittore artigiano o se preferite, un artigiano della scrittura. E come un artigiano che si rispetti, prediligo il lavoro “manuale” e l’auto-produzione dei manufatti che, nel mio caso, sono essenzialmente libri. 

Questo non significa che per arrivare al termine di un romanzo e poterlo vedere con soddisfazione in vendita in una vetrina di una libreria on-line, il sottoscritto non abbia avuto il supporto e l’aiuto di persone care e amici fidati. Tutt’altro. 

È vera però una cosa: uno scrittore artigiano ancora oggi deve faticare di più per farsi conoscere e ottenere fiducia dai lettori solo perché il suo romanzo non ha ricevuto una revisione e un’attenzione che viene riconosciuta adeguata solo se prestata, in via esclusiva, dai professionisti del mondo editoriale (editor e agenti letterari in primis).

Questo fatto non è scientificamente dimostrabile né dalla teoria, né dalla pratica. Lo scopo della mia attività di scrittore, grazie a questo nuovo sito, sarà anche quella di sfatare questi pre-giudizi e pre-concetti e dimostrare che uno scrittore auto-pubblicato può produrre opere apprezzabili e valere la pena di essere letto.

Per riuscire nell’intento però ho bisogno del vostro aiuto!

Buona lettura e continuate a seguirmi. Aspetto le vostre considerazioni e i vostri commenti ai miei romanzi!